très RM... - Champagne Aubry a “Crescentine e Champagne 2017”

Conoscevo gli Champagne di Philippe Aubry soprattutto per la sensualità dell'Ivoire & Ebane, grazie al “Crescentine e Champagne” di Omar, quest'anno ho potuto stringere la mano all'uomo che c'è dietro.



Philippe é proprio un vero RM, ha i modi rustici da vignaiolo che la campagna la vive ogni giorno, non tanto alto, la bella pancia rotonda di chi apprezza la buona tavola, ma anche una sensibilità attenta sulle persone... capiva immediatamente quando nella tradizione dal francese le parole usate non erano esattamente quelle che lui avrebbe voluto.

I suoi vini non accarezzano i sensi, ne prendono possesso, non vanno a cercare il gusto facile, manifestano il loro "essere Champagne" in ogni sensazioni, la rotondità è solo sullo sfondo, meravigliosi spigoli in primo piano.

Li ho amati subito... dal profilo bianco e fumé del 🍷 “Brut Classique” 1er Cru, rinfrescante dopo un'ora di macchina al caldo, con profumi di pietra focaia e limone. Traccia un solco sapido in bocca, una scia straordinariamente lunga per quella che è "soltanto" la bottiglia di ingresso della cantina.


Crudo e crudele il 🍷 Nombre d'Or, che mai come questa volta mi ha trascinato sul suo registro di gusto, una vera tortura per i sensi, giocato su una maturità non raggiunta è una pienezza che non si capisce da dove venga fuori... il colore dominante in profumi e aromi è il verde, con qualche bagliore luminoso di bianco. O ti lasci trasportare o ti travolge, nulla di concessivo in Lui, dannatamente affascinante.


Abbiamo continuato con la disimpegnata sfumatura arancione del 🍷 “Rosé Classique” Brut 1er Cru, profumatissimo di piccole bacche e ricordi ferrosi, leggero e svolazzante in bocca, ogni tanto bisogna anche riposare i sensi.


Sul finale la pienezza minerale dolcemente profumata di pesca del 🍷 Brut 2008 “Aubry de Hubert 2008”, una bottiglia che sfodera complessità, che unisce sensazioni rotonde agli spigoli, in cui compaiono frutta secca e tostatura senza perde le sensazioni di frutta tropicale e agrumi maturi, dalla carbonica finissima, un vera carezza per la gola, ma dalla profondità che buca il palato. Irrequieto come tutti gli altri Champagne di Philippe, ma con un tratto aristocratico.



Il Nombre d'Or nasce dalla voglia di commemorare i 200 anni della maison ricreando il gusto dello Champagne di un tempo, ma Philippe si è reso conto che per farlo davvero servivano anche i vecchi vitigni, da questo é nato il progetto di recupero di varietà come l'Arbanne, il Petit Meslier, il Fromenteau e l'Enfumé che hanno dato vita al progetto Veteres Vites e appunto a questa cuvée.

Magari sarà suggestione, ma che sia un sorso diverso si sente, manca quella rotondità che troppo di frequente si avverte in questi ultimi anni per via delle richieste del mercato, per altri versi invece é un gusto modernissimo, dalle linee essenziali, senza fronzoli, anche squadrate, ma puramente Champagne.

Per bissare il Nombre d'Or, Omar ha voluto proporre un piatto vintage della cucina Bolognese, i “Balanzoni” che ovviamente stavano benissimo perché la cucina emiliana in generale sta dannatamente bene con le bollicine di Reims, anzi... sembrano gemelli separati alla nascita.


C'erano naturalmente le crescentine e i salumi, abbiamo concluso con un delizioso gelato... perché a me il dolce, piace “dolce” ;)



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