VVV... - Degustazione Trebbiano Wine City Day 2017
“Il Trebbiano: Vino e Vitigno” questo
il titolo riportato dalla locandina. Una parola vista a 360°,
accomunando parentele genetiche e nomi popolari usati nei secoli per identificare vini anche molto diversi.
Appena letta la presentazione non ho avuto esitazione, il richiamo delle 3 “V” é stato irresistibile.
La prima “V” é quella di chi ha condotto il seminario-degustazione... Valentini Gabriele, agronomo, ricercatore e mi azzardo, compagno di intensi scambi di idee da punti di vista spesso diversi.
Il suo approccio al vino è ritrovarne le origini, il luogo, la tecnica
di coltivazione, col tempo ho imparato ad apprezzare il giusto
equilibrio fra scienza, vocazione professionale e passione che mette nei
suoi racconti.
Vera “lectio magistralis” sul Trebbiano,
raccontata in modo che Tutti potessero trattenere qualcosa da portare a
casa. Una storia lunga migliaia di anni di un vitigno fondamentale nel
sostenere le esigenze dell'uomo soprattutto nella quantità, ormai
relegato nei chiaroscuri del palcoscenico del vino.
Tuttavia,
quando interpretato con cura e passione, riesce a tirare fuori dal
legame con il territorio risultati ineguagliabili per varietà ben più
considerate.
Al solito, il problema è un oceano vinicolo di
banalità da cui, qua e là, si eleva un’isola qualitativa dalle vette
altissime. Quella benevolenza che a Merlot, Cabernet e magari anche allo
Chardonnay si concede con noncuranza, al Trebbiano viene spesso negata.
Ingiustamente…
Viene poi la “V” di Venturelli “il prof”... un
vero personaggio nei racconti di tanti amici, non lo avevo mai
incontrato di persona. Cominciavo a pensarlo come una figura irreale,
mitica, sia Lui che le sue bollicine. Invece esistono entrambi, il mito e
l'uomo.
Ha voluto essere assolutamente Lui a servire i suoi
vini, nel timore che nei bicchieri finisse anche il fondo. Schivo, dalla
voce sussurrata, ha rifiutato con sincera modestia i tanti complimenti
ricevuti, ribadendo con forza la totale semplicità con cui lavora in
vigneto e in cantina.
Coccola come un figlio il Trebbiano di
Spagna, varietà dimenticata, soggetta ad acinellatura, chicchi
piccolissimi e grappolo spargolo.
Ne fa un 🍷
rifermentato con dolcezza di frutto e nitidezza che ben raramente si
trovano in questa tecnica dei tempi passati. Sorso di spessore ed
equilibrio, magistrale la serenità dei profumi nel bicchiere ancora dopo
2 ore.
In anteprima solo per Noi 🍷
Trebbiano di Spagna Metodo Classico 2013, il suo “siampagn”,
naturalmente senza alcun dosaggio, letteralmente il capolavoro che mi
avevano descritto. Se da un Trebbiano non si può certo pretendere un
arcobaleno di profumi, la bocca ha un'impostazione che in Italia trova
pochi uguali.
Carbonica finissima nel bicchiere come al palato,
il sorso ha pienezza misurata, un attacco aromatico di frutta secca con
quel soffio delicatissimo di evoluzione ad amplificarne le sensazioni.
Rende pienamente merito al talento della mano che lo ha realizzato.
Vino di bocca, alla dolcezza fruttata aggiunge agrume candito,
mandorla, un finale mentolato che poi contagerà anche i profumi,
chiusura lunghissima e rifinita. Difficile rimanere con i piedi per
terra e convincersi che siamo in Italia, a due passi dal fiume, con
un'altezza di ben 20 metri sul livello del mare.
Ultima “V” quella di Valentini, 🍷 Trebbiano d'Abruzzo 2013... inizialmente non dichiarata nella lista, era più che ovvio che “il Valentini” ci sarebbe stato.
Tremendamente giovane, figlio di una stagione magica, quel carattere
che basta aver sentito una sola volta nella vita per non dimenticarlo
mai più. Il “brodo” di Valentini vien fuori subito, salinità, spezie, i
toni sulfurei della pirite appena spaccata, fiori azzurri... profuma di
sole, mare e conchiglie.
Un telaio ancora primordiale, riscalda
la gola per un attimo prima di far decollare un'acidità intransigente,
saporita di pompelmo, metallo e tisana alle erbe, mineralità che danza
in punta di piedi.
Stupendamente scomposto, quando metterà
giudizio potrà provare a raggiungere le vette del 2010 e al limite
accomodarsi un millimetro sotto, comunque tanto più alto di altri.
Le 3 “V”... Gabriele Valentini ci ha guidati per mano dagli “siampagn”
del “prof” Venturelli fino ad uno dei più grandi bianchi d'Italia, il
Trebbiano d'Abruzzo dell'Azienda Agricola Valentini.
Lungo il
percorso, tanti altri bellissimi vini... di ognuno scriverò due cose
nelle foto d'insieme, per non farla troppo lunga in questa parte del
racconto. Le leggerà a parte chi ne avrà voglia.
Chiusura in rosa, con il 🍷
Sorbara rifermentato del “prof”, fragrante e con ancora una punta di
dolcezza avvertibile, per questo ancor più toccante nel cuore.
Compagni di degustazione allo stesso tavolo Raffaella, Chiara, Marco e Davide. Tutti ragazzi ONAV, praticamente circondato, posso confermare che non mordono, anzi sono parecchio simpatici 😇.
Simpaticissima invece Rita, oltre che brava produttrice, che ho salutato finalmente dal vivo con gran piacere.
Grazie speciale a Nicola e a tutti i colleghi di AMO, per questo meraviglioso pomeriggio di vino e di risate.
🍷 Venturelli – Trebbiano di Spagna rifermentato in bottiglia 2015
🍷 Venturelli – Trebbiano di Spagna Metodo Classico 2013
🍷 Colle Stefano – Verdicchio di Matelica 2015
🍷 Suavia – Trebbiano di Soave “Massifitti” 2015
🍷 Torre dei Beati – Trebbiano d'Abruzzo “Bianchi grilli per la testa” 2015
🍷 Valle Reale - Trebbiano d'Abruzzo “Vigna di Capestrano” 2014
🍷 Valentini - Trebbiano d'Abruzzo 2013
🍷 Guccione – Trebbiano “Veruzza” 2011
🍷 Torre dei Beati – Pecorino “Bianchi grilli per la testa” 2014
🍷 Venturelli – Sorbara rifermentato in bottiglia 2015
Il 🍷
rifermentato del prof. ha dolcezza di frutto e una nitidezza che ben
raramente si trova in questa tecnica dei tempi passati. Sorso con
spessore ed equilibrio, magistrale la serenità dei profumi ancora dopo
ben 2 ore nel bicchiere.
Anteprima solo per Noi con il 🍷 Trebbiano di Spagna Metodo Classico 2013, il suo “siampagn”, naturalmente senza alcun dosaggio, letteralmente il capolavoro che mi avevano descritto. Se da un Trebbiano non si può certo pretendere un arcobaleno di profumi, la bocca ha un'impostazione che in Italia trova pochi uguali.
Carbonica finissima, nel bicchiere come al palato, il sorso ha pienezza misurata, un attacco aromatico di frutta secca con quel soffio delicatissimo di evoluzione ad amplificarne le sensazioni. Rende pienamente merito al talento della mano che lo ha realizzato.
Vino di bocca, alla dolcezza fruttata aggiunge agrume candito, mandorla, un finale mentolato che poi contagerà anche i profumi, una chiusura lunghissima e rifinita. Difficile rimanere con i piedi per terra e convincersi che siamo in Italia, a due passi dal fiume, con un'altezza di ben 20 metri sul livello del mare.
Abbiamo cominciato con un “Trebbiano” di assonanza, il 🍷 Verdicchio di Matelica 2015 di Colle Stefano, in realtà un 🍇 Trebbiano di Soave come attestano documenti storici. Profilo aromatico giustamente originale rispetto agli altri che seguiranno, mentolato, pepato e dolce al naso come in bocca. Volume ed equilibrio, bella bottiglia.
A seguire un 🍇 Trebbiano di Soave dichiarato, il 🍷 “Massifitti” 2015 di Suavia, cresciuto su basalti che ne hanno esaltato gli aspetto agrumati, erbacei, ferrosi, affilandone la struttura. Finale non lunghissimo, brilla tuttavia di una freschezza serena.
Trebbiano “vero” quello d'Abruzzo, 🍷 “Bianchi grilli per la testa” 2015 di Torre dei Beati, con cui mi sono riappacificato ben volentieri. Tutti quanti dobbiamo davvero ringraziare Fausto Albanese per la presenza in sala. Speziato, confettoso, dal meraviglioso ricordo del fiore di vite, uno di quei profumi che non si scorda mai. Particolare nel sorso, caldo, burroso dal sapore di anice e cera d'api.
Meraviglioso il 🍷 Trebbiano d'Abruzzo “Vigna di Capestrano” 2014 di Valle Reale già dal colore, giallo denso e opalescente. Tutto su pompelmo e timo, la parte erbacea così nobile da portare dritti a Sancerre. A questo parallelo si allontana in bocca, tornando sui binari dolci e morbidi dei vini che lo hanno preceduto, salinità metallica in chiusura... avercene!
Tremendamente giovane il 🍷 Trebbiano d'Abruzzo 2013 di Valentini, figlio di una stagione magica, quel carattere che basta aver sentito una sola volta nella vita per non dimenticarlo mai più. Il “brodo” di Valentini vien fuori subito, salinità, spezie, i toni sulfurei della pirite appena spaccata, fiori azzurri... profuma di sole, mare e conchiglie.
Un telaio ancora primordiale, riscalda la gola per un attimo prima di far decollare un'acidità intransigente, saporita di pompelmo, metallo e tisana alle erbe, mineralità che danza in punta di piedi.
Stupendamente scomposto, quando metterà giudizio potrà provare a raggiungere le vette del 2010 e al limite accomodarsi un millimetro sotto, comunque tanto più alto di altri.
A seguire, dalla Sicilia, il 🍷 Trebbiano “Veruzza” 2011 di Guccione, tropicale e suadente nei profumi, evoluto nel colore e anche negli aromi. Buono il finale jodato e di grafite, ma decisamente stanco.
Tanto per non essere legati solo al tema del seminario, un vero omaggio da parte di Fausto sotto forma del suo 🍷 Pecorino “Bianchi grilli per la testa” 2014, prodotto in sole 2400 bottiglie. Mi sbilancio pensando che sia la migliore espressione mai sentita di questo vitigno. Soave e misurato accostando il naso al bicchiere, di una pienezza marina che solletica il finale di gola. Piaciuto oltre ogni aspettativa.
Chiusura in rosa, con il 🍷 Sorbara 2015 rifermentato del “prof”, fragrante e con ancora una punta di dolcezza avvertibile, per questo ancor più toccante nel cuore.
Anteprima solo per Noi con il 🍷 Trebbiano di Spagna Metodo Classico 2013, il suo “siampagn”, naturalmente senza alcun dosaggio, letteralmente il capolavoro che mi avevano descritto. Se da un Trebbiano non si può certo pretendere un arcobaleno di profumi, la bocca ha un'impostazione che in Italia trova pochi uguali.
Carbonica finissima, nel bicchiere come al palato, il sorso ha pienezza misurata, un attacco aromatico di frutta secca con quel soffio delicatissimo di evoluzione ad amplificarne le sensazioni. Rende pienamente merito al talento della mano che lo ha realizzato.
Vino di bocca, alla dolcezza fruttata aggiunge agrume candito, mandorla, un finale mentolato che poi contagerà anche i profumi, una chiusura lunghissima e rifinita. Difficile rimanere con i piedi per terra e convincersi che siamo in Italia, a due passi dal fiume, con un'altezza di ben 20 metri sul livello del mare.
Abbiamo cominciato con un “Trebbiano” di assonanza, il 🍷 Verdicchio di Matelica 2015 di Colle Stefano, in realtà un 🍇 Trebbiano di Soave come attestano documenti storici. Profilo aromatico giustamente originale rispetto agli altri che seguiranno, mentolato, pepato e dolce al naso come in bocca. Volume ed equilibrio, bella bottiglia.
A seguire un 🍇 Trebbiano di Soave dichiarato, il 🍷 “Massifitti” 2015 di Suavia, cresciuto su basalti che ne hanno esaltato gli aspetto agrumati, erbacei, ferrosi, affilandone la struttura. Finale non lunghissimo, brilla tuttavia di una freschezza serena.
Trebbiano “vero” quello d'Abruzzo, 🍷 “Bianchi grilli per la testa” 2015 di Torre dei Beati, con cui mi sono riappacificato ben volentieri. Tutti quanti dobbiamo davvero ringraziare Fausto Albanese per la presenza in sala. Speziato, confettoso, dal meraviglioso ricordo del fiore di vite, uno di quei profumi che non si scorda mai. Particolare nel sorso, caldo, burroso dal sapore di anice e cera d'api.
Meraviglioso il 🍷 Trebbiano d'Abruzzo “Vigna di Capestrano” 2014 di Valle Reale già dal colore, giallo denso e opalescente. Tutto su pompelmo e timo, la parte erbacea così nobile da portare dritti a Sancerre. A questo parallelo si allontana in bocca, tornando sui binari dolci e morbidi dei vini che lo hanno preceduto, salinità metallica in chiusura... avercene!
Tremendamente giovane il 🍷 Trebbiano d'Abruzzo 2013 di Valentini, figlio di una stagione magica, quel carattere che basta aver sentito una sola volta nella vita per non dimenticarlo mai più. Il “brodo” di Valentini vien fuori subito, salinità, spezie, i toni sulfurei della pirite appena spaccata, fiori azzurri... profuma di sole, mare e conchiglie.
Un telaio ancora primordiale, riscalda la gola per un attimo prima di far decollare un'acidità intransigente, saporita di pompelmo, metallo e tisana alle erbe, mineralità che danza in punta di piedi.
Stupendamente scomposto, quando metterà giudizio potrà provare a raggiungere le vette del 2010 e al limite accomodarsi un millimetro sotto, comunque tanto più alto di altri.
A seguire, dalla Sicilia, il 🍷 Trebbiano “Veruzza” 2011 di Guccione, tropicale e suadente nei profumi, evoluto nel colore e anche negli aromi. Buono il finale jodato e di grafite, ma decisamente stanco.
Tanto per non essere legati solo al tema del seminario, un vero omaggio da parte di Fausto sotto forma del suo 🍷 Pecorino “Bianchi grilli per la testa” 2014, prodotto in sole 2400 bottiglie. Mi sbilancio pensando che sia la migliore espressione mai sentita di questo vitigno. Soave e misurato accostando il naso al bicchiere, di una pienezza marina che solletica il finale di gola. Piaciuto oltre ogni aspettativa.
Chiusura in rosa, con il 🍷 Sorbara 2015 rifermentato del “prof”, fragrante e con ancora una punta di dolcezza avvertibile, per questo ancor più toccante nel cuore.
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