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Visualizzazione dei post da aprile, 2018

Calici di Biodiversità “La Viticoltura Eroica della Valle d'Aosta” – Podere Stuard (26/04/2018)

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Podere Stuard è una Azienda Agraria Sperimentale della prima campagna appena fuori Parma. Una vecchia cascina ristrutturata in mezzo ai campi con un piccolo emporio rifornito di prodotti agricoli, verdura, cereali, farina, vino, succhi, uova... un accostamento di colori che sarebbe piaciuto a Vermeer. Proprio lì è stata organizzata questa serata a tema “vini e piatti tradizionali della Valle d'Aosta”, una regione che amo e frequentavo fino a 3 figli fa. Tuttavia, il posto nel cuore per profumi e sapori di quelle montagne è rimasto. Un'idea nata da Andrea Savelli, ragazzo Toscano trapiantato a Parma ormai da 17 anni, senza per questo aver rinunciato all'accento e allo spirito delle sue terre d'origine. L'estate scorsa ha visitato la valle, scegliendo da questo viaggio due cantine, i vini estremi della Cave Mont Blanc de Morgex et La Salle, e quelli artigianali dei Fratelli Grosjean. Nonostante il pubblico chiassoso e solo in minima parte intere

La Romagna vista dal Sangiovese – Trattoria “I du matt” (19/04/2018)

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Parlare di Sangiovese nelle Terre Verdiane... in zona eremo capita anche questo, grazie a Maura e Mariano, proprietari e rispettivamente Sommelier e Chef della trattoria “I du matt” di Parma. Assoluto protagonista il vitigno e come apostolo Francesco Bordini, enologo, consulente e lui stesso produttore di vini a Modigliana. Un ragazzo alto, animato da una gran passione, sempre sorridente e davvero contento di essere in mezzo a noi a parlare del suo lavoro, della sua terra, dei suoi frutti. Ha cominciato più o meno così... “stasera vi dimostro come i diversi terreni delle Colline Romagnole dettano il carattere del Sangiovese”. Per farlo ha scelto 7 vini, realizzati allo stesso modo, solo acciaio e tutti della bellissima vendemmia 2016. Per quasi tutti la medesima “mano” enologica, proprio quella di Francesco, che a Villa Papiano, azienda fondata con i tre fratelli per continuare “a far qualcosa insieme”, aggiunge un'attività di consulenza ad altre cantine ne

Bordeaux: una bussola – Le degustazioni di Enoluogo (11/04/2018)

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Bordeaux è per me un mondo quasi sconosciuto. Sono ripartito dalle parole di Alessandro Masnaghetti a Reggio Emilia... “per trovare bottiglie che davvero tolgono il fiato, bisogna salire molto in alto con i prezzi”. Diversamente, quello che più spesso si incontra è la grande maestria applicata alla vinificazione, estrema precisione, senza tuttavia raggiungere il vero slancio. Sono sempre più convinto di come le degustazioni vadano scelte sulla base di due criteri: il relatore o il livello degli assaggi proposti. Non sempre si riesce a coniugare entrambe queste necessità, ma almeno una delle due deve essere del giusto livello. In questa sono andato sulla fiducia, prenotando con largo anticipo ancora senza sapere quali sarebbero stati i vini. Anche con la curiosità di ascoltare una voce nuova, ancora meglio se con un diverso approccio alla degustazione, quella di Alessandro Torcoli, direttore di Civiltà del Bere, al secondo anno del lungo percorso di studio per arrivare al

Cantina Tramin al "Il 25" di Carpi (12/04/2018)

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Si fa presto a snobbare certe realtà del mondo del vino solo perché dietro ci sono dei numeri, per altro nemmeno altissimi su scala nazionale, e una visione enologica che preferisce una qualità ripetibile nel tempo, magari anche perfezionismo, piuttosto che la ricerca del calice che stupisce.  E sono proprio convinto che se davvero lo volessero, non avrebbero difficoltà a realizzarlo, con la scelta di vigneti, esposizioni, terreni e varietà che hanno a disposizione. Già negli ultimi anni qualcosa si sta muovendo...  Quando si parla delle cantine cooperative dell'AA bisogna tenere presente che garantiscono un reddito più che dignitoso a tanti piccoli proprietari agricoli che diversamente, vista la minuscola estensione delle proprietà, non potrebbero permettersi di continuare a coltivare la vite.  Ci sarebbe abbandono, corsa al ribasso dei prezzi, sfruttamento al limite delle risorse... cose purtroppo già viste in tante parti d'Italia.  Al di là della mia perso

Armando Castagno e la Borgogna: Côte de Beaune - Il “pianeta Montrachet” e i suoi satelliti (09/04/2018)

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Mi sono svegliato la mattina seguente con ancora vivo il ricordo di quel vino appena portato alla bocca. Una presenza tattile unica, in grado di fermare il tempo all'inizio di ogni piccolo sorso, sintesi perfetta di volume, equilibrio, eleganza e profondità Un'esperienza a più dimensioni, dove la parola “completo” è finalmente spendibile in modo adeguato, si impone senza pesare, persistente senza suonare un'unica nota, ti lascia scegliere di quale sensazione godere attimo per attimo. L'apertura aromatica dei grandissimi Pinot Noir della Côte de Nuits declinata in bianco, dipinta in tratti salmastri, solari, estivi, bagnata di oli essenziali, pungente di erbe e polvere di roccia... e tanto altro, solo da cogliere. Era il 🍷 Le Montrachet 2014 di Lamy Pillot, dall'angolo più in alto e a Sud del Grand Cru, un minuscolo vigneto di appena 0.05 ettari. Dell'altro magnifico bicchiere che gli aveva aperto la strada, lo 🍷 Chevalier-Montrachet 2014 d

🍷 Vignai da Duline - COF Ronco Pitotti Chardonnay 2015

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Il bello del mondo del vino sta anche in questo, pensi di aver costruito delle certezze e poi arriva il calice che te le smonta.  A soli pochissimi giorni dall'assaggio di 4 magnifici Meursault, mi trovo davanti ad un vino così.  Simile, se non nelle sensazioni, senz'altro come stile, rigore, intransigenza minerale. Tuttavia non è Francia, bensì Italia... anzi Friuli, Manzano, Ronco Pitotti.  Mi consolo nell'essere in buona compagnia. Jean-Marc Roulot, assaggiando questa stessa bottiglia a Venezia, propose a Federica e Lorenzo un viaggio d'incontro in Borgogna.  Sono subito catturato dalla ricchezza del profumo, all'inizio dolce, senza un solo indizio burroso o vanigliato, bianchissimo di fiori, che durano però solo il tempo necessario ad inspirarlo profondamente.  Allora il registro cambia, in modo netto, cresce un'immagine intensamente minerale, di sabbia rovente, unita al frutto, giallo, maturo, e tantissima spezia. Pesca, zenzero, anan

La Valtellina – Racconto Monografico di Francesco Falcone (ONAV Parma 28/03/2018)

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Secondo Francesco ci vogliono almeno 15 vini per definire completamente la fragilità del Nebbiolo di Valtellina. Una natura che gli viene dall'ambiente in cui l'uva cresce, così precario, su terreni conquistati all'assurda pendenza della montagna, vigneti che si slanciano verso un cielo azzurro di luce.  Ci vuole amore o nessuna altra scelta possibile per decidere di produrre vini in quei luoghi, lavorare duramente la terra e farsi pagare una miseria i suoi frutti. Bisogna allora essere sognatori... per fortuna in valle ne sono rimasti ancora tanti.  Che vino è il Nebbiolo di Valtellina? Il suolo è magro, acido fin quasi ad intossicare le piante togliendogli nutrimento, dona poca materia ma tanta grazia, c'è un riflesso nei profumi e nel sapore del clima asciutto, spazzato dal vento, intriso di roccia.  Nasce già su toni maturi, il tannino lieve non ha bisogno del tempo per addomesticarsi, non c'è quasi colore nemmeno in annate torride, esprime aust