Armando Castagno e la Borgogna: Côte de Beaune - Il “pianeta Montrachet” e i suoi satelliti (09/04/2018)

Mi sono svegliato la mattina seguente con ancora vivo il ricordo di quel vino appena portato alla bocca. Una presenza tattile unica, in grado di fermare il tempo all'inizio di ogni piccolo sorso, sintesi perfetta di volume, equilibrio, eleganza e profondità

Un'esperienza a più dimensioni, dove la parola “completo” è finalmente spendibile in modo adeguato, si impone senza pesare, persistente senza suonare un'unica nota, ti lascia scegliere di quale sensazione godere attimo per attimo. L'apertura aromatica dei grandissimi Pinot Noir della Côte de Nuits declinata in bianco, dipinta in tratti salmastri, solari, estivi, bagnata di oli essenziali, pungente di erbe e polvere di roccia... e tanto altro, solo da cogliere.

Era il 🍷 Le Montrachet 2014 di Lamy Pillot, dall'angolo più in alto e a Sud del Grand Cru, un minuscolo vigneto di appena 0.05 ettari.




Dell'altro magnifico bicchiere che gli aveva aperto la strada, lo 🍷 Chevalier-Montrachet 2014 di Philippe Colin, la memoria è ugualmente nitida, ma più marcata nel contrasto cromatico fra tensione aerea e attrazione marina.

Così glaciale già nel colore e nella compostezza dei profumi, una vera progressione all'assaggio con quel picco di sapidità in entrata che strappa letteralmente da ogni pensiero portandoti in riva al Mediterraneo, all'ombra di un agrumeto, con il vento dal largo che porta profumi di iodio e conchiglie.



Puligny e Chassagne... Montrachet e i suoi satelliti proprio nel mezzo. Appena la pendenza comincia a salire il terreno diventa un mantello, la roccia madre emerge in più punti, certe zone sono così desolatamente sassose che si è ormai rinunciato persino alla vigna, quando piove occorre riportare fra i filari la poca terra che l'acqua ha travolto.

Perché allora ostinarsi a coltivare ancora questo paesaggio duro e lunare? Le parole di Armando ci hanno spalancato gli occhi su una verità che ancora una volta ha le radici nella geologia della Côte. 

Solo qui l'esposizione torna in pieno Est, il punto cardinale della vera eleganza, così frequente in tutta la Côte de Nuits, ma puramente episodico a Sud di Corton. Allo stesso tempo i terreni sono privi di quegli ossidi di ferro che esaltano la forza e i toni ematici del Pinot Noir, ma tolgono freschezza e dinamica allo Chardonnay.

A quest'ultimo punto pone infatti eccezione la matrice minerale in diversi climat di Chassagne, che al contrario di Puligny, bianchista da sempre, fino a poche decine di anni or sono ancora diffusamente piantata a Pinot Noir, che tutt'oggi ancora resiste in molti vigneti.

Semplice, evidente, quasi intuitivo... ovviamente dopo il racconto di Armando. Il mondo del vino è così, nulla accade a caso.

In effetti la degustazione è proprio iniziata con l'unico rosso presente, lo 🍷 Chassagne-Montrachet Rouge 1er cru La Cardeuse 2014 di Bernard Moreau, appena aperto dal frutto autunnale si è fatto più fresco minuto dopo minuto mantenendo tuttavia un'anima speziata e di foglie essiccate, senza tuttavia alcuna traccia scura e umida. In bocca intensità e persino un soffio di calore, natura solare, sorridente, con una bella vena gourmandise, non mi dispiacerebbe averlo in cantina. Michele sa bene di cosa parlo 😎...

Dopo l'omaggio alla vocazione passata solo bianchi, ripartiti fra i due comuni e ben capaci di dettare un'identità precisa. Se lo Chardonnay trova freschezza e florealità a Puligny, negli Chassagne è la sapidità che si erge a protagonista.

Dolce nei profumi di tiglio e magnolia, amplificati da polline, confetto e mandorla, dal sorso largo, amichevole, con piena forza aromatica lo 🍷 Chassagne-Montrachet 1er cru Abbaye de Morgeot 2014 di Berthelemot. Lo anima una freschezza nervosa, volendo anche non così ordinata, dal finale salatissimo.

Non si può usare altro termine se non “pura roccia” per il vino di 🍷 Vincent Dancer, lo Chassagne-Montrachet 1er cru Tete du Clos 2015. Un naso che evoca pietra focaia, gas, impressioni salmastre che tuttavia, ascoltate con attenzione, non rinunciano a ricordi di pesca bianca e scorza verde d'agrume. Il sorso porta sensazione affumicate in ingresso e in chiusura, violentemente sapido, quasi piccante, con appena un sollievo dalla morbidezza glicerica e nel respiro finale di lavanda.

Si cambia registro varcando il confine comunale, lo 🍷 Puligny-Montrachet 2014 di Jean Marc Boillot, in mezzo ad una lista con tanto blasone, poteva sembrare il vaso di coccio in mezzo a tanti vasi di ferro. Alla prova dei fatti se ne metterà dietro un bel po', sfoderando profumi ammalianti per definizione ed articolazione, di fiori bianchi e pesca dello stesso colore, pompelmo, eteree sensazioni cosmetiche. Leggero in bocca, dalla freschezza larga, si trattiene appena in profondità... e per fortuna. Bellissimo nella gradualità tattile, non a caso da climat per la maggior parte situati giusto sotto ai Grand Cru.

Siamo poi saliti in alto e a Nord, fino ai vigneti del 🍷 Puligny-Montrachet 1er cru Hameau de Blagny 2014 di Moissenet-Bonnard, nonostante questo più tropicale e dolce nel frutto, accompagnato da ricordi di brodo ed erbe salate. Anche all'assaggio conferma questa duplice natura, suadente e iodata, chiude però su crema e vaniglia concedendosi uno sbuffo di alcol. Nel complesso una bevuta serena e posata.

Decisamente più irrequieta quella del 🍷 Puligny-Montrachet 1er cru Clos de la Truffière 2014 di Benoit Ente, dall'olfatto variegato, pungenza speziata di fiori in lotta con ricordi di terra, roccia e resina, inspirandolo in profondità la sensazione di polvere da sparo diventa ancor più evidente. Al sorso è protagonista un'acidità piuttosto irrisolta, probabilmente figlia di una bottiglia non particolarmente felice come confermato da un veloce secondo assaggio, risultato molto diverso già nei profumi.

Conclusione in grandezza con i successivi Grand Cru, su cui non ho molto altro da aggiungere, se non che, per quanto belli potessero essere i calici precedenti, lo stacco è risultato imperioso, deciso, netto, senza alcun appello.


Un bellissimo commiato da 4 serate che mi hanno arricchito, nei contenuti, negli assaggi, e nel poter toccare con mano un modo diverso di raccontare il vino, dove chi è chiamato a trasmette la sua passione non ha posto un muro fra se e tutti noi venuti per ascoltarlo. Si può essere autorevoli senza esercitare autorità, un messaggio che a tanti farebbe un gran bene.

Un grazie ad Armando e alle mie compagne di banco, Vania e Giovanna, amiche preziose in queste e tante altre occasioni per il confronto, il coinvolgimento, lo scambio di punti di vista e l'iniezione di passione che sempre mi danno, per scoprire cose nuove nel mondo del vino e non solo.

Questa la lista dei vini degustati:

🍷 Bernard Moreau - Chassagne-Montrachet Rouge 1er cru La Cardeuse 2014
🍷 Berthelemot - Chassagne-Montrachet 1er cru Abbaye de Morgeot 2014 
🍷 Vincent Dancer - Chassagne-Montrachet 1er cru Tete du Clos 2015 
🍷 Jean Marc Boillot - Puligny-Montrachet 2014 
🍷 Moissenet-Bonnard - Puligny-Montrachet 1er cru Hameau de Blagny 2014 
🍷 Benoit Ente - Puligny-Montrachet 1er cru Clos de la Truffière 2014 
🍷 Philippe Colin - Chevalier-Montrachet Grand Cru 2014 
🍷 Lamy Pillot - Le Montrachet Grand Cru 2014 





Commenti

Post popolari in questo blog

Androvandi – Colli Bolognesi Pignoletto Classico “Alto Vanto Bianco” 2015

🍷 Fallet-Prevostat - Champagne Non Dosé Avize Grand Cru n.m.

Armando Castagno e la Borgogna: Côte de Beaune - Pommard e Volnay 12/03/2018